Bitcoin, un mondo in fermento
Ormai è innegabile che quello del Bitcoin sia un mondo in fermento
Argomento sempre più sotto i riflettori
Complici forse i recenti record, è innegabile che Bitcoin sia un “mondo in fermento. Bitcoin, criptovalute sistema blockchain sono termini che stanno entrando nell’uso quotidiano, indicando un fenomeno che ha, non si può affermare il contrario, elementi di fascino dovuti al fatto di essere ancora troppo poco conosciuti ma potenzialmente rivoluzionari. Si tratta di qualcosa che sta sempre più attirando l’interesse di investitori, curiosi e, seppure con più “timidezza” anche operatori istituzionali. C’è qualcosa che spaventa nel Bitcoin, un mondo in fermento che sembra avere, almeno per ora, tutti i crismi di una rivoluzione e che qualcuno vuole vedere come una spallata alla lobby delle banche e del controllo centralizzato delle stesse.
Le autorità di controllo, come era prevedibile, stanno guardando con non poco interesse al fenomeno, giustificando il loro interesse più con la paura del riciclaggio che con mente aperta. Forse anche per questo, seppur in modo ancora minimo, sono nati, per esempio, alcuni bancomat di bitcoins, nel tentativo, forse, di dare alla cosa una parvenza di vicinanza concettuale e di realtà. Anche perché, almeno per ora (ma le cose possono cambiare velocemente) il Bitcoin è ancora visto come qualcosa che, per i suoi aspetti più impattanti, è in mano a veri esperti tecnologici.
Due scuole di pensiero
In questo mondo in fermento del Bitcoin ci sono già due scuole di pensiero, fondamentalmente, quella che vorrebbe calcare la mano sulla sicurezza e quindi sul sistema blockchain (di cui abbiamo parlato nello scirso articolo) e quella che spinge affinchè le bitcoins divengano monete transazionali. Due posizioni in contrasto, come sostiene il più grande esperto italiano di Bitcoin, il professor Ferdinando Ametrano. Si tratta infatti di una dicotomia abbastanza forte, in quanto per aumentare l’aspetto transazionale sarebbe necessario aumentare le dimensioni dei blocchi, quindi maggiori risorse tecniche e un conseguente aumento della velocità della centralizzazione per validare le diverse transazioni. E, secondo Amitrano, tutto ciò sarebbe abbastanza insensato, tranne che per le transazioni significative dal punto di vista economico.
Le microtransazioni
Anche questo è parte del fenomeno. Le microtransazioni sono un argomento che sta a cuore di molti appassionati di Bitcoin. E non è proprio utopia pensare alle microtransazioni. Non lo è se sipensa che il sistema blockchain ha, certo limiti (chiamiamoli così per non entrare troppo nel tecnico) ma consente soluzioni di secondo livello che rendono possibili milioni di transazioni ogni secondo; un sistema più leggero, diciamo così- Si tratta di un network di canali che hanno sempre un sistema crittografico e che libera il sistema primario, cioè il blockchain, dal dovere dare la validazione a tutte le transazioni. Ma il Bitcoin è senza prezzo perché più sicuro e incensurabile.
Controllo
Ecco un’altra parola chiave. O meglio la vera domanda. Perché ci si chiede chi controlli bitcoin. E la risposta, come ricorda sempre lo stesso Ametrano, è che lo controllano tutti e non lo controlla nessuno. Questo perché modifiche al protocollo possono essere proposte (e usate) da chiunque. Ma tali modifiche hanno senso e, soprattutto, efficacia, solo se condivise dalla maggioranza. E se si pensa agli incentivi economici dati dal protocollo è più facile capire come ogni singolo tentativo di modifica non sia favorito e favorevole. In pratica se si modifica il protocollo creando, a tutti gli effetti, un’altra criptovaluta essa entrerà nelle logiche di mercato e non di governo del protocollo stesso.
Ciò che si sa e che è sotto gli occhi di tutti è che bitcoin sta vivendo una crescita incredibile. Sarà essa sostenibile o rischia di essere una bolla che esplode? Per rispondere a questa domanda, riportiamo le parole di un’intervista che il professor Ametrano rilasciò a Il Sole 24 ORE: “Bitcoin è uno straordinario esperimento, con un contenuto di innovazione dirompente e difficile da comprendere pienamente. S’incriociano nela sua architettura elementi di crittografia, teoria dei giochi, sistemi distribuiti, teoria monetaria: competenze che difficilmente si trovano in un singolo individuo. Pertanto chi lo studia non può fare a meno di partire con grande scetticismo: quando non si fissa nella critica di un singolo aspetto (mal compreso nella sua relazione con il resto) spesso immagina velleitariamente di poterlo migliorare con uno spunto particolare di cui non comprende le conseguenze disastrose fuori dal suo dominio di competenza. Bitcoin nei suoi primi anni di vita ha dimostrato di essere tecnologicamente inattacabile; in questi mesi è sotto gli occhi di tutti la verifica se possa funzionare anche in assenza di processi di governo formale e se sia resiliente perfino all’attacco della maggioranza del suo network.”
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