Criptovalute in discesa. Cosa succede?
Criptovalute in discesa in questi giorni. Cosa succede? C’è già chi parla di bolla
La situazione
Negli ultimi giorni le criptovalute hanno fatto registrare discese sostanziose. In alcuni casi veri e propri crolli. Al punto che già c’è chi parla di bolla. In effetti, ciò che sta succedendo da lunedì notte, mette in luce come, tranne pochi casi, le criptovalute abbiano fatto registrare perdite che, in alcuni casi, sono state del 40%. Per rendere le cose più chiare forse è meglio parlare di cifre: tra lunedì e mercoledì il mercato delle valute digitali è passato da circa 700 miliardi di dollari a 440. Un bel tonfo. E, come era prevedibile, gli analisti si dividono tra chi già parla di bolla e chi invita ad una pragmatica prudenza.
Tra le peggiori criptovalute, in termini di prestazioni, ci sono:
- Bitcoin che ha perso il 30%
- Ethereum che ha perso il 35%
- Ripple che ha perso più del 40%
In realtà la discesa delle criptovalute può avere una lettura meno tragica di quanto possa sembrare. Un proverbio dice che da più in alto si cade, più ci si fa male. In altre parole questo crollo può essere visto come un normale assestamento: dopo picchi impressionanti il crollo appare più sostanzioso di quanto sia in realtà. Quindi, attenti sì alle oscillazioni ma, forse, aspettiamo a parlare di bolla.
Volatilità
A imporre la prudenza mentre si analizza la discesa repentina delle criptovalute è uno dei suoi punti centrali: la volatilità. Ed è proprio questo elemento a rendere il mercato delle criptovalute estremamente variabile. Senza che questo sia un indizio di crollo strutturale. A enormi rialzi seguono enormi ribassi. Normale oscillazione di un mercato comunque in fermento. Del resto tutto ciò è ancora più normale in un mercato giovane come quello delle criptovalute in cui l’aspetto emotivo è ancora predominante. Con la conseguenza che l’effetto panico è più impattante: si parla di bolla e tutti vendono. A contribuire al panico ci si è messa anche la notizia di una possibile chiusura dei siti di cambio sudcorenai e delle strette imposte dal governo francese.
Corea del Sud
Questa è sicuramente, almeno per ora l’area da tenere maggiormente d’occhio anche per spiegare, almeno in parte, la discesa delle criptovalute. Infatti quello sud coreano non è un attore di piccola importanza visto che esso rappresenta il terzo paese al mondo per volume d’affari. Normale dunque che, dopo l’annuncio del ministro della giustizia sudcoreano di chiudere i siti di exchange del paese, si sia registrato qualche scossone. Ma a ciò si è aggiunta anche la notizia di un gire di vite da parte della Cina. Il colosso d’oriente sembra volere mettere un grande limite al mining ma anche agli accessi ai siti di scambio. Ma è evidente che, vista la poca chiarezza che ancora circonda queste notizie, forse è un po’ presto parlare di bolla. Ma, come è normale che sia, non è presto, per alcuni, farsi prendere dal panico. Ma è normale.
Situazione periodica
In realtà non mancano le rassicurazioni riguardo la discesa delle criptovalute. Alcuni analisti ricordano che le criptovalute, pur nella loro giovane vita, non sono nuove a queste oscillazioni. E che, sempre per stare più tranquilli, ricordano che queste oscillazioni si sono registrate sempre nel mese di gennaio: nel 2015 Bitcoin crollò del 33%, nel 2016 del 16% e di quasi il 18% lo scorso anno. Per dovere di cronaca però, e per onestà, bisogna comunque notare che quello di questi giorni è un crollo più massiccio che si verifica, per di più, in un mercato in cui in due anni è cambiato molto. Quindi niente allarmismi ma neanche superficialità e fretta ne definire semplicemente stagionali questi andamenti oscillanti.
Come sempre accade in questi frangenti, c’è chi comunque approfitta di questo calo per comprare criptovalute a prezzi bassi, per rivenderle quando torneranno a salire. Molti investitori dunque si dimostrano assolutamente ottimisti.
Non mancano, e anche questo è normale, ipotesi complottiste sulla discesa delle critpovalute. C’è chi, infatti, si dice certo che la discesa di questi ultimi tre giorni sia da imputarsi ad alcuni grandi (e pochi) investitori che hanno proprio scommesso su questo ribasso. Come? Con quelli che sono chiamati contratti futures comprabili alla borsa di Chicago dallo scorso dicembre. Ma anche questa ipotesi è tutta da verificare. L’unica cosa certa è che un mercato come quello delle criptovalute, con il suo portato di leggenda e di verità, di rivoluzione e di scardinamento delle lobby bancarie, non poteva rimanere immune da burrasche e rumors.
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